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Riccardo Luchini

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Milanese di origine ma viareggino nel cuore, Riccardo Luchini è figlio di postini versiliesi che già ad appena sei anni dalla sua nascita (perciò nel 1955, in quanto nato il 30 dicembre 1949) si trasferiscono a Massarosa dove tuttora Luchini risiede (per l'esattezza sulle colline di Pieve a Elici). Grande appassionato di pittura, l'incontro col Carnevale avviene quasi per caso, quando ancora in cerca di un lavoro stabile (dopo il diploma all'Accademia di Carrara) si decide a iscriversi alla scuola della cartapesta, aperta nel 1982. L'amore per la cartapesta è praticamente a prima vista: nel 1984 inizia a lavorare nell'hangar di Giovanni Maggini e, un paio d'anni dopo, presenta una maschera isolata che conquista un buon secondo posto: "Il paninaro", ispirata al fenomeno giovanile di quegli anni. Nel 1987 arriva anche la prima mascherata di gruppo dal titolo: "Gli scarpinari" (sesta) dedicata ai tanti patiti del footing. Dopo l'esperienza della mascherata del 1988 "Signore e signori" (terza) per Luchini si presenta la grande occasione di realizzare un carro fuori concorso, in quanto la Fondazione ha nei suoi progetti di affidare ad un mascheratista una costruzione sperimentale per il Carnevale 1989. Riccardo propone l'idea di un grande volto di Re Carnevale che si scompone in quattro parti (cinque compreso il naso) e mostra un gruppo assortito e variopinto di figuranti che alzano al cielo "Le nuove maschere": è appunto questo il titolo scelto da Luchini per il suo carro che viene accettato dalla Fondazione. Il via ufficiale arriva però solo a fine novembre e le condizioni logistiche a cui Luchini è sottoposto lasciano alquanto a desiderare (all'inizio nel baraccone affidatogli manca addirittura l'allaccio per l'energia elettrica). Malgrado le difficoltà, "Le nuove maschere" ottiene un largo consenso alle sfilate (grazie anche ai bei movimenti la cui mano è di Giorgio Galli, fratello e storico carpentiere di Arnaldo) e il costruttore spera ormai di essersi guadagnato sul campo il posto in seconda categoria. Purtroppo il progetto per un carro piccolo (o eventualmente per uno fuori concorso) naufraga a causa della bocciatura del bozzetto da parte della Fondazione e Luchini per un anno viene dirottato alla realizzazione degli addobbi per il circuito (progettati da Sergio Baroni). L'unica soluzione per rientrare nel Carnevale è scendere di nuovo fra le mascherate in gruppo e nel 1991 il grande ritorno con "La grande svendita" (incentrata sulla fine della guerra fredda). Politica italiana nel 1992 con "Tiro al bersaglio", mentre nel 1993 è il turno del post-Tangentopoli con "La Lega li lega". "Sogni d'oro" (1994) ironizza sulle beghe fiscali degli italiani e nel 1995 si va a scherzare sul recente Governo Berlusconi nella mascherata "Robin di Arcore e la sua banda". Alla carriera di mascheratista si somma quella di supplente all'Accademia di Roma (prima) e a quella di Brera a Milano (dopo) e il tempo da dedicare al Carnevale è sempre meno. Nel 1996 porta "Silvio mani di forbice" e nel 1997 si presenta con "I compromessi sposi" (entrambe mascherate di graffiante piglio satirico). Ancora politici italiani in "Il vangelo secondo Di Pietro" (1998); si parla di alcool, droga e problemi sociali, invece, in "Gioventù bruciata" del 1999. Per festeggiare il nuovo Millennio Luchini torna alla fantasia con "Il guardaroba di Re Carnevale" (2000) ma la satira lo contagia ancora una volta e allora firma "Dacci oggi i nostri veleni quotidiani" (2001) e "Veni vidi vici" (2002) che chiude la sua carriera all'interno del mondo del Carnevale (riuscendo però a godersi il primo anno di vita della neonata Cittadella). Il pittore è infatti diventato un insegnante di ruolo di anatomia artistica all'Accademia di Carrara e, fra cattedra e coriandoli, ha preferito di netto la prima. Intanto continua il suo percorso pittorico indipendentemente dall'insegnamento.

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